Ergastolo per Davide Garofalo, l’adranita, 46enne, riconosciuto autore di tre omicidi, nell’ambito dell’inchiesta “Ambulanza della morte”. Oltre alla condanna del carcere a vita, la sentenza inflitta dalla prima sezione della Corte d’Assise di Catania, prevede anche l’isolamento diurno per un anno e due mesi, il pagamento di 360 mila euro per il risarcimento dei familiari delle vittime, 40 mila euro per risarcire le parti civili tra cui l’ASP di Catania e il Comune di Biancavilla, e al pagamento delle spese processuali sempre delle parti civili. Lo ricordiamo l’inchiesta “Ambulanza della morte” scaturì da un servizio realizzato dalle “Iene” la trasmissione di Italia 1 che in più occasioni ha ricostruito il macabro caso di cronaca nera, balzato a livello nazionale e non solo, raccogliendo prove e testimonianze che hanno portato alle indagini da parte della Procura e oggi all’emanazione della sentenza dell’ergastolo nei confronti di Garofalo, uno dei due ambulanzieri di una ditta privata indagati per aver iniettato aria nelle vene a pazienti in fin di vita durante il trasporto dall’ospedale a casa al fine di provocarne la morte per cause naturali. Il tutto per assicurarsi i successivi funerali da parte dell’agenzia di pompe funebri gestita dalla stessa ditta che forniva il servizio dell’ambulanza privata. Come si diceva ad essere indagato c’è anche un secondo ambulanziere, Agatino Scalisi, adranita anche lui, accusato anch’egli di omicidio. In questo caso, Scalisi, che è a piede libero, ha scelto il rito abbreviato per il quale si attende ancora la sentenza. Determinante nelle indagini portate avanti dai Carabinieri è stata la testimonianza di Luca Arena prima e successivamente del fratello Giuseppe, titolari dell’agenzia funebre che secondo il loro racconto a gestire il tutto erano i gruppi mafiosi di Biancavilla e Adrano. I due fratelli, divenuti testimoni di giustizia, attualmente vivono lontano da Biancavilla, in località segrete e protetti dallo Stato.